AAA. Cittadinanza Europea Cercasi


Tanti la invocano, molti la studiano e analizzano dai più svariati punti di vista, molti la criticano anche. E’ lei, contemporanea come mai e sempre più rilevante ai giorni nostri. E’ la cittadinanza europea di cui si sta parlando, quel legame legale che ormai dal 1993 (con l’entrata in vigore del trattato di Maastricth) appartiene ad ogni cittadino di ogni stato facente parte dell’Unione Europea.

E’ lei la protagonista della tre giorni organizzata da Citizens for Europe, un’organizzazione di Berlino fondata all’inizio del 2010 e che cerca di dare spazio ad un dibattito pubblico e accademico sul concetto di cittadinanza europea.

La conferenza è stata aperta al pubblico soltanto stamattina, mentre il resto degli incontri, svoltesi ieri e da svolgersi domani, sono riservati ad accademici ed esperti che cercheranno insieme di trovare nuove proposte e linee guida per futuri sviluppi di questa famosa “cittadinanza”. Quali sono i problemi di oggi? Beh, sono molti, ma il gruppo Citizens for Europe è concentrato particolarmente su un aspetto:  l’esclusività che questa cittadinanza rappresenta.

Per chi non lo sapesse la cittadinanza europea prevede anzitutto il diritto di votare per il Parlamento Europeo; seconda di poi il diritto di muoversi liberamente all’interno degli stati membri, il diritto di votare alle elezioni locali del paese di residenza se diverso da quello di cittadinanza e la possibilità di proporsi come candidato per il Parlamento Europeo, anche se residenti in un altro stato membro. Non solo. La cittadinanza Europea offre anche la garanzia di assistenza sanitaria ad ogni cittadino in ogni stato membro.

Qual’è allora il problema? Dunque, secondo la discussione di questa mattina i problemi sono principalmente due. Uno: che i diritti legati a questa cittadinanza  – apparte il primo – riguardano coloro che si trasferiscono o viaggiano in un altro stato membro. Due: il diritto per i cittadini dell’Unione Europea di votare alle elezioni europee e locali pur residendo in un altro stato membro limita la partecipazione politica, non concedendo il diritto di votare alle elezioni nazionali e regionali per esempio. In questo senso, i due diritti sono parzialmente in contrasto. Da un certo punto di vista il diritto di muoversi liberamente tra gli stati membri è garantito, dall’altro questo spostamento prevede un’esclusione dalla vita politica del paese di arrivo.

Il terzo tasto, il più debole forse, è l’esclusione dei non-cittadini europei dal diritto di votare nel paese di residenza. Infatti un cittadino di paese cosiddetto “terzo” attende pazientemente di raggiungere il limite di anni di residenza per poter chiedere la cittadinanza senza poter essere in alcun modo coinvolto nella scena politica.

Durante il dibattito di oggi alcune soluzioni sono state suggerite. La revisione della cittadinanza nazionale e quella europea verso un modello più “integrativo” oppure una modifica della sola cittadinanza europea verso l’inclusione del diritto di voto alle elezioni nazionali e regionali per i cittadini europei e diritto di voto anche per i cittadini dei cosidetti “stati terzi”.

Questo scenario propone non poche problematiche. Come un dottorando dal pubblico ha suggerito: “Ma se la cittadinanza europea si apre oltre i confini dell’UE non può più considerarsi cittadinanza in quanto tale. Se la cittadinanza è troppo inclusiva non è più cittadinanza”.

Il problema è che il concetto di cittadinanza è di per se esclusivo, definendo i confini tra coloro che appartengono e coloro che non appartengono ad un certo territorio; coloro di cui lo stato si prende la responsabilità e coloro di cui lo stato non si sente responsabile, coloro che hanno diritto di partecipare al processo democratico di quel territorio e color che invece non ne hanno.

Forse allora la soluzione sta nel rivedere il concetto di cittadinanza in sè; sfidare la sua stabilità e proporre un “nuovo” tipo di cittadinanza.

Ma questi processi non accadono da un giorno all’altro, nè durante tre giorni di conferenza, ma come Dora Kostakopoulou ha suggerito durante la conferenza “Cosa possiamo fare qui è iniziare a cambiare il mondo”. Non resta che augurare buona fortuna.