Istanbul si risveglia dopo una notte di scontri


ImageIstanbul si sveglia stamattina bagnata dalla pioggia e acciaccata dagli scontri di ieri.

Dopo il pomeriggio relativamente calmo, durante il quale la polizia si è ritirata da Taksim, permettendo ai manifestanti di riempire la piazza e di rioccupare il Parco Gezi, verso le 5 l’odore del gas ha iniziato a diffondersi di nuovo nell’aria.

A Besiktas, quartiere che si incontra scendendo da Taksim verso il Bosforo, la polizia si è scontrata con un corteo. Non è ben chiaro se il corteo stesse cercando di raggiungere Taksim o se semplicemente, essendo la piazza tropo piena, alcuni avessero deciso di rimanere a manifestare lì piuttosto che cercare di unirsi alla massa.

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Con il calare della sera, gli scontri si sono fatti più violenti e i manifestanti più irascibili. Si sono iniziati a verificare i primi atti di vandalismo: sono state rovesciate macchine per formare barricate e spaccate altre vetrine.

La televisione ha mostrato a lungo le immagini di Besikas, in mano alla polizia e ai lacrimogeni. Da twitter e Facebook (che nonostante le voci non sono stati soppressi fortunatamente), sono iniziate ad arrivare segnalazioni: la polizia ha iniziato ad usare un nuovo tipo di gas, molto più forte del primo, che in tanti hanno subito pensato fosse il famoso Agente Arancio usato in Vietnam. Il panico si è scatenato tra alcuni dei dimostranti e degli abitanti del quartiere e le linee per chiamare i dottori che si erano offerti volontari per aiutare erano intasate.

Per questa mattina non sono ancora riportati alcuni scontri. Chi manifesta dev’essere stanco, arrivato al terzo giorno. Intanto gli occupanti sono di nuovo a Gezi Park.

Il Primo Ministro ha fatto sapere che quella del Centro Commerciale era solo un’idea e che ancora non è stato deciso chiaramente cosa ne sarà del parco. Per Erdogan queste manifestazioni sono state un duro colpo alla reputazione. Grazie ai Social Media, le immagini degli abusi di potere della polizia sono stati sotto gli occhi di tutto il mondo e non saranno dimenticate facilmente dai cittadini turchi.

Istanbul: manifestazioni contro la distruzione di Gezi Park. Manifestanti attraversano il ponte.


Dottori e avvocati volontari, ospedali ed alberghi che aprono le porte ai manifestanti di piazza Taksim e Istiklal. Continuano le manifestazioni ad Istanbul iniziate quattro giorni fa con  l’occupazione di un parco. 

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Continuano le proteste nella città di Istanbul. Migliaia di persone stanno manifestando ininterrottamente su Istiklal, una delle strade principali di Istanbul, dalla mattina del 31 Maggio . La manifest è stata più volte dispersa da bombe di lacrimogeni e idranti. A provocare la protesta è stato il progetto di rinnovamento dell’area di Taksim, (piazza sulla quale termina Istiklal) che prevede la distruzione di uno dei pochi spazi verdi rimasti nell’area, il Gezi Parki, per costruirvi un centro commerciale (anche se recentemente il Primo Ministro turco ha fatto sapere che ancora non è sicuro cosa sarà costruito al posto del parco). Piazza Taksim è un simbolo importante per i cittadini turchi, luogo dove storicamente si raccolgono i cortei e dove nel 1977 33 manifestanti rimasero uccisi da colpi di arma da fuoco sparati dai tetti di uno degli alberghi che si affacciano sulla piazza.

Ieri, mentre le proteste andavano avanti durante le prime ore della notte in Taksim, dal quartiere asiatico di Kadikoy è partito un corteo del tutto spontaneo, senza leader né bandiere, che ha fatto sit-in per circa un’ora e poi ha preso la strada in direzione del ponte Bosforo, altro simbolo nazionale, verso le 4,30 del mattino.

Alle otto di questa mattina, almeno venti mila persone stava marciando sul ponte, dirette verso la parte Europea della città, dove sorge Taksim e il Gezi Park.  Circa 15 kilometri di marcia che è terminato con uno scontro con la polizia, che ha attaccato il corteo con lacrimogeni e idranti.

Da quattro giorni il parco di Gezi è diventato il simbolo di una città in rivolta. L’occupazione del parco è iniziata in maniera pacifica, con tende, cortei, banchetti improvvisati che offrivano tè e panini e gli alberi adornati con stracci colorati. La mattina del 31 maggio, le scene di manifestanti sgomberati a suon di idranti e lacrimogeni ha aizzato gli animi ed ha portato all’organizzazione sui social media di una manifestazione di massa alle 19 del pomeriggio, organizzata da  gruppi indipendenti e alla quale si è infine aggiunto anche il partito di opposizione CHP.

La protesta sembra essere anche un pretesto per finalmente opporsi ad alcuni degli altri mega-progetti del governo di Erdogan, tra cui la costruzione di un terzo aeroporto, un terzo ponte sul Bosforo e un canale di congiungimento tra il Mar Mediterraneo e il Mar Nero, tutti progetti che avranno un impatto pesantissimo sull’ambiente e sulla città, che già negli ultimi 30 anni è pressoché raddoppiata in estensione. Inoltre, negli ultimi anni, la città ha assistito ad il proliferarsi di centri commerciali e grattacieli, con conseguente espansione della rete stradale e del traffico. La stessa popolazione di Istanbul è in continua crescita e se nel 2010 sfiorava i 14 milioni, ad oggi si calcola abbia raggiunto i 16.

Nonostante la dura repressione delle forze dell’ordine, cha da un mese a questa parte abusano dei gas lacrimogeni duranti manifestazioni minori, la strada di Istiklal ieri alle 11 era ancora gremita e la manifestazione è durata fino all’alba. I media nazionali offrono copertura parziale degli eventi e dai social media è difficile capire la reale entità dei danni. Secondo alcune fonti, si contano già 100 feriti e 3 morti durante la giornata di oggi. Tra i feriti Nasuh Mahruki, scrittore e alpinista che ha salvato molte vite durante l’ultimo terremoto, Ahmet Sik, giornalista, Mehmet Güleryüz, pittore turco. In altre parti della città manifestazioni di solidarietà sono andate avanti fino alle prime ore del giorno seguente e ieri la maggior parte delle città della Turchia hanno protestato contro la distruzione di Gezi Park.  Intanto, per la giornata di oggi si organizzano autobus da tutto il paese diretti ad Istanbul.

Tra i manifestanti, uomini e donne di qualsiasi età, senza bandiere, e slogan: “Istanbul è nostra, taxsim è nostra”, ”questo è solo l’inizio”, ”Erdogan dimettiti”. A fine corteo, alcuni rappresentanti del partito di opposizione CHP; mentre tra i più accaniti del corteo, il gruppo Çarşı, fan della squadra di calcio Beşiktaş. I manifestanti contestano anche i media nazionali, che fino a ieri sera offrivano ancora una copertura molto marginale e parziale dell’evento. Intanto continuano gli appelli alla comunità internazionale.

Il governo AKP di Erdogan non ha dato segno di cedimento sul progetto. Oggi, sui canali turchi, ha accusato i manifestanti e i partiti d’opposizione di fascismo ed ha ammesso che l’abuso dei gas lacrimogeni è stato un errore, che di fatto ancora si perpetua su Istiklal.